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Gita ai Pirenei

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l 16 agosto 2008 alle ore 6 – zero – zero si ritrovano al Bar della Stazione di Trecate 10 tra i più intraprendenti motociclisti di Novara e provincia per trasformare un sogno in realtà: percorrere le più belle strade della Francia centrale e dei Pirenei.
Il Direttivo del Moto Club Trecate, in collaborazione con i soci partecipanti, ha già provveduto alle prenotazioni dei vari Hotels ed alla stesura su carta e su navigatore satellitare del lungo ed entusiasmante percorso di 6 giorni e più di 3000 Km.
Tutto è pronto, le moto hanno il pieno e sono affardellate come poche volte ci è capitato di vederle. Con le prime luci dell’alba il lungo serpentone parte alla volta della prima tappa del viaggio.

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Trecate – Avignon di Km 518

I primi chilometri ripercorrono strade fatte mille volte ma che acquistano un sapore particolare perché inizio di qualcosa atteso da molto tempo. I lunghi rettilinei da Novara e Vercelli ci portano velocemente al ponte sul Po di Trino Vercellese accesso al “nostro” Monferrato che in tante occasioni ci ha visto percorrere le sue strade e gustare i suoi piatti. Si corre veloci in totale assenza di traffico e vediamo scorrere fra superstrade e statali Moncalvo,Asti, Alba, Bra, Fossano sino a giungere a Cuneo. L’ingresso in Francia si è deciso di compierLo da una “porta secondaria” ma che ci consente di godere di strade belle ed adagiate su paesaggi incantevoli. Alle 10 di giovedì 16 agosto entriamo in territorio francese dal Colle della Maddalena (Col de Larche per i francofoni) al termine della bella ma un po’ trafficata SR 21.
Dispiace ammetterlo ma anche bendati ci saremmo accorti di essere in Francia: strade dal manto perfetto e curve dolci senza sorprese ci accompagneranno per tutto il nostro viaggio. Un mix perfetto di bellezze paesaggistiche e di piacere motociclistico che attirano ogni anno appassionati da ogni parte d’Europa. Otre agli onnipresenti tedeschi, in sella alle solite GS 1200 cariche all’inverosimile, abbiamo incontrato belgi, olandesi, svedesi, norvegesi ed inglesi.
Penetriamo in territorio francese facendoci cullare dalla statale D900 in direzione Gap. Una sosta fotografica è d’obbligo al lago Serre – Poncon formato dal fiume Durance e circondato da gole profonde e vertiginosi strapiombi. La strada corre in costa ed offre uno spettacolo superbo.
Al bivio di Saint Vincent le Forts si scende decisamente verso sud in direzione Dignes les Bain sempre seguendo la bella D900.
Le ore passano senza noia ed il verde lussureggiante delle Alpi lascia il posto ad macchia mediterranea di contorti e radi pini marittimi ed ad ampie chiazze brulle. Il paesaggio si addolcisce e le cime lasciano il posto a dolci colline: siamo in Alta Provenza.
Un’ arida e soleggiata (troppo) area di sosta accoglie la nostra pausa pranzo. Qualche panino masticato in fretta e subito si riparte con i contachilometri che hanno ormai superato i 300.
La nostra scelta di non percorrere autostrade si è rivelata azzeccata. Grandi e veloci statali, anche a 4 corsie consentono di tenere medie elevate senza annoiarsi ed in assoluto relax.
E’ ormai pomeriggio inoltrato quando imbocchiamo la N100 che ci condurrà velocemente sino alla periferia di Avignone dove prendiamo alloggio in uno “strano” hotel apparentemente costruito a blocchi appoggiati uno sull’altro. Le camere sono piccole ed afose ma le priorità sono altre: una doccia ed un riposino su qualcosa che stia fermo!
In abiti borghesi dedichiamo l’intera serata alla visita dell’antico borgo medioevale. Ci accolgono cinta murarie ben conservate ed un bellissimo ponte in pietra sul Rodano. Parcheggiate le moto all’interno della mura percorriamo le antiche viuzze che si aprono in suggestive piazzette affollate di turisti e circondate da bellissimi palazzi d’epoca. L’appetito però vince ogni altra tentazione culturale e ci accomodiamo all’aperto in un tipico Bistrot. Grande cortesia dei camerieri che ben sopportano la nostra convivialità ed un ottimo menù ad prezzo adeguato soddisfano più che bene le nostre esigenze..
In serata proseguiamo la visita della Città antica ma la necessità di riposare e l’ora tarda ci consentono solo di scattare qualche foto agli imponenti palazzi eretti nel 1309 da papa Clemente V e che videro ospiti nelle loro stanze ben 9 papi .

Avignon – Tarbes km 571

La notte trascorre tra punture di zanzare ed un caldo opprimente ed il risveglio non è dei migliori con le ossa che non hanno trovato il giusto riposo. Ma dopo un’ abbondante colazione le cose migliorano parecchio e verso le 8,30 si riparte con il solito entusiasmo.
Il tempo ci assiste ancora e la giornata si annuncia calda ma gradevole. Qualche minuto per uscire dalla periferia di Avignon e si corre veloce sulle belle statali francesi in direzione di Nimes per poi svoltare sulla D999 di direzione di Sauve e fare un digressione puntando a nord in un bellissimo massiccio con vaste e scure foreste di pini. La strada si fa via via più stretta e tortuosa annodandosi su se stessa. Il piacere di guidare è assicurato pur con medie dell’ordine dei 50 km orari Anzi non guasta affatto cercare un po’ di relax dopo tanti chilometri. La sosta per il pasto ci vede fermi in un punto panoramico della zona con all’orizzonte solo dolci colline e nessun segno di manufatti umani.
Si riprende con buona lena e ci si ricongiunge alla D999 a Nant la Cavaliere per poi proseguire su perfetti nastri d’asfalto in direzione di Millau ove sfruttiamo una sosta per un po’ di riposo e per ammirare il famoso viadotto. Imponente struttura di cemento armato con i piloni che svettano ad oltre 300 metri dal fondo della valle. Il secondo pilone raggiunge addirittura i 363 mt. ( per dare un’ idea è più alto della Torre Eiffel ).
Siamo ormai a metà pomeriggio e decidiamo di modificare il nostro itinerario. Lasciamo le statali ed imbocchiamo l’autostrada ad Albi per recuperare le due ore di ritardo che abbiamo accumulato in giornata. Decisione dolorosa ma non vi era altro modo per raggiungere Tarbes ad un ora decente.
In direzione Toulose – Pau affrontiamo tre ore di autostrada massacrati dal caldo, dal vento e dalle continue soste per i numerosi caselli a pagamento.
Finalmente alle 20,00 usciamo alla barriera di Tarbes desiderosi di una doccia calda e di un pasto ristoratore. I problemi però non sono ancora finiti e, complice una nuova rotonda non ancora inserita nel navigatore, sbagliamo strada e ci ritroviamo al “Crematorio Comunale” !! Ricalcolato il percorso l’ottimo (per ora) Zumo della Garmin decide di farci raggiungere l’Hotel attraverso le più improbabili scorciatoie mai viste. Strade sterrate, cortili privati e tratturi di campagna probabilmente sconosciuti anche agli abitanti del luogo !
La sera incombe e dopo una veloce doccia raggiungiamo il centro città dopo le 21,30. Come da consuetudine francese i locali sono ancora aperti ma le cucine sbarrate. L’unico locale in funzione è un tristissimo “cinese” maleodorante. Decidiamo così di tornare ad un McDonald che abbiamo superato per raggiungere il centro. Se non altro l’ambiente è familiare e ci consoliamo con i soliti panini americani molli e bisunti che mezzo litro di coca riesce appena a farceli digerire.
Tornati in Hotel alle 23,30 ci addormentiamo come sassi.


Tarbes–San Sebastian–Tarbes Km. 512

Finalmente una notte passata in un buon letto ci dà nuova carica e facciamo onore all’ottima colazione alla francese: cornetti caldi, panini e spremute.
Dobbiamo raggiungere velocemente l’Oceano Atlantico ed i Paesi Baschi per avere poi la possibilità di visitare con calma sia San Sebastain che Pamplona. Si imbocca quindi l’autostrada nelle vicinanze dell’Hotel che in poche ore ci porta a destinazione.
Sono le undici della mattina di una splendida giornata di agosto e, caso raro per quelle sponde, priva di vento. La baia di San Sebastian si presenta affollata come Rimini ed il mare schiaffeggia appena la lunga spiaggia di sabbia. La temperatura è vicina ai 25° gradi e sembra di stare in paradiso. Tolti le pesanti tute di pelle ci accomodiamo sulle panchine del lungo mare godendo del sole e del passaggio di bellezze locali (notevoli). Uno dei nostri soci più tosti non resiste alla tentazione ed indossato il costume accenna ad un tuffo nell’Oceano. Causa temperatura dell’acqua la cosa non dura molto ma trova l’ammirazione di tutti per il gesto coraggioso !
Nostro malgrado, dopo un veloce pasto al sacco, dobbiamo abbandonare il bel litorale basco e proseguire il nostro percorso in direzione di Pamplona. La storica città sorge su una collina al centro di una vasta pianura che nel mese di agosto raggiunge temperature da deserto. Una breve visita al centro ed alla “Plaza de Toros” è stata il massimo che ci ha consentito il nostro abbigliamento da moto. Piccola consolazione un bel pieno di benzina ad euro 1,108/ litro che se non altro ha mitigato la temperatura dei nostri portafogli dopo tre giorni di rifornimenti in Francia a quasi 1,600 euro.
Lasciata la valle infuocata di Pamplona comincia la bella salita (N135) verso il passo di Roncisvalle che ci riporterà in Francia. Famoso per l’omonima battaglia che fu decisiva per evitare l’ingresso dei Mori in occidente è ora una specie di “pista” che consente pieghe da orecchie per terra. Dopo tanti chilometri di autostrada sfruttiamo l’occasione per arrotondare un po’ le gomme ed assorbire un po’ di adrenalina. Il passo è sostenuto ed i BMW del gruppo arrivano con le borse a sfiorare l’asfalto.
Rientrati sul versante francese il paesaggio cambia rapidamente ed il clima si fa più mite. Ampi boschi ristorano con la loro ombra e ci accompagnano tra sperduti villaggi baschi in cui l’unica attività è la pastorizia e la produzione di ottimi formaggi. Con l’ausilio del navigatore si percorrono strade a malapena segnate sulle mappe ma di rara bellezza. La quiete assoluta è disturbata solo un poco dal nostro passaggio. Ad un piccolo incrocio non seguiamo correttamente le istruzioni del navigatore e ci troviamo fuori strada di qualche chilometro. Anziché ritornare sui nostri passi reimpostiamo il percorso con una via alternativa. Mai fare una cosa simile con uno Zumo – Garmin. A nostre spese abbiamo imparato che in questo caso ogni tratturo diventa buono e ci troviamo a percorrere un passo pirenaico non asfaltato e dal nome sconosciuto. Si sentono ancora le imprecazioni dei nostri soci con le moto più sportive ed il godimento di chi cavalca un GS 1200. Ritornati, dopo un’ora di “motocross”, sulla strada principale ci rendiamo conto che siamo ancora ben distanti dal nostro Hotel. Decidiamo così, per evitare di rimanere ancora digiuni, di fermarci in una piccola Osteria di un minuscolo paese. Il menù (unico) prevede come “entreè” un pentolone da 10 litri di brodaglia in cui galleggiano patate, carote e cotenna di maiale ! La fame però consiglia di assaggiarlo scoprendo un gusto migliore dell’aspetto. Per nostra fortuna il piatto forte si materializza in un bel controfiletto alla brace con contorno di verdure fresche. Quasi mezzo chilo di yogurt dolce completano l’insolito pasto.
Velocissimo il ritorno in notturna ma solo dopo le 23,00, esausti ma soddisfatti della giornata, ci tuffiamo nei morbidi letti.


Tarbes – Col du Tourmalet (2114 mt) – Tarbes km 432

Il bel tempo avuto nei giorni precedenti diventa solo un ricordo. La mattina si annuncia plumbea ed una leggera pioggerellina inumidisce le strade. Decidiamo comunque di rispettare i programmi ed indossate le tute anti-acqua: si parte di nuovo alla volta dei Pirenei. Dapprima sulla D935 in direzione Sainte Marie de Campan si svolta poi sulla D918 che si inoltra decisa tra le montagne.
Con il passare dei chilometri l’intensità della pioggia aumenta in modo considerevole ma non ci fa mollare i nostri propositi. Inizia la salita al Tourmalet ed alla pioggia si sostituisce una nebbia impenetrabile che ci fa procedere in fila indiana a non più di 40 km/h.
In qualche curva si intravede appena un paesaggio altrimenti bellissimo ma subito eccolo scomparire di nuovo inghiottito dalla nebbia.
A poche curve dalla sommità si dirada la nebbia e come per miracolo ci troviamo in pieno sole. Le puntute vette si stagliano, nel cielo azzurro, luccicanti di pioggia e la valle sottostante sembra immersa in enormi batuffoli di cotone. Come al solito la fortuna aiuta gli audaci ! Le foto di rito sono obbligatorie e ci attardiamo per asciugare le nostre tute ma soprattutto le nostre ossa.
Riprendiamo di buona lena con il tempo in continuo miglioramento. Dopo la lunga discesa sino a Luz Saint Saveur procediamo in direzione di Gazost per poi transitare sul Col de Soulor che ci avvicina al confine spagnolo. La pioggia però ritorna fastidiosa e ci obbliga a mangiare in un piccolo ma accogliente bar lungo la strada.
Giungiamo così nel primo pomeriggio a Lazurs al cospetto dell’imponente Pic du Midi che, con i suoi 2884 mt è la cima più alta dei Pirenei. Purtroppo rimaniamo intrappolati in un caratteristico mercatino di montagna che ha il suo centro al bivio per Gabas e la Spagna! Da non credere, automobili, turisti, e moto incastrati in una viuzza di tre metri. Solo dopo un’ora di coda si riesce finalmente a ripartire, liberi.
Con l’ingresso in Spagna dal Col du Pourtalet il tempo cambia nuovamente. Il sole splende alto e la temperatura sale rapidamente sino ad oltre 30°. La strada è bellissima e scende pigra a fianco dapprima del Rio Gallego e poi, lungo la statale 260, del rio Ara. Il caldo e l’afa diventano insopportabili ed obbligano ad una sosta per rinfrescarci con bibita ed gelato.
Il tempo perso in mattinata per la pioggia si fa sentire e dobbiamo a malincuore abbreviare il percorso di oltre 100 chilometri. Incrociata ad Ainsa la statale 138 decidiamo di percorrerla per tornare velocemente in Francia.
Poco prima del confine ne approfittiamo per riempire di nuovo il serbatoio con “l’ottima benzina” spagnola ed affrontare così il Tunnel de Bielsa che ci riporterà verso il campo base. Nulla lasciava presagire quello che avremmo trovato alla fine dell’angusta ed umida galleria: nebbia da tagliare con il coltello, acqua a secchiate ed un freddo cane.
Con il buio la pioggia diventa ancor più fastidiosa e gli ultimi 80 chilometri sono davvero impegnativi. Finalmente alle 21,30 siamo di nuovo a Tarbes e decidiamo di comprare qualcosa da mangiare in un pizzicagnolo a fianco dell’Hotel consapevoli che non avremmo trovato nessun ristorante ancora aperto. Consumata la frugale cena una doccia e via a nanna.


Tarbes – Saint Etienne km 569


E’ sempre triste fare i bagagli, ed un po’ melanconico accendere le moto e puntare per la prima volta nord - est, verso casa. Teniamo fede alla nostra scelta di non percorrere autostrade e decidiamo così di tornare passando a nord di Tolosa nella più profonda Francia centrale lontani dai grandi centri abitati. I chilometri sono tanti e impongono un ritmo allegro e soprattutto costante.
La partenza è, come al solito, verso le 8,30 e nelle prime ore della giornata il tempo migliora notevolmente consentendoci un buon passo.
Usciti da Tarbes in direzione Auch sulla N21 troviamo le solite belle ed ampie strade di Francia. Si fa fatica a stare nei limiti ed ogni tanto nei tratti più belli, qualche “manata” ci scappa anche se appesantiti dai bagagli. Dopo 5 giorni di moto la confidenza raggiunta con il mezzo meccanico è totale e ci si ritrova spesso in pieghe notevoli in assoluta scioltezza.
Con strade simili il tempo passa velocemente e senza noia e in poche ore oltrepassiamo Aubiet, Montech e giungiamo a Villefranche de Rourgue.. Rifocillati con la consueta e breve sosta pranzo in un assolato parcheggio, andiamo ad affrontare la seconda metà del percorso che si annuncia molto interessante.
Seguiamo la N140 per giungere a Figeac da cui con la N122 ci muoviamo in direzione di Aurillac per poi deviare su strade “alternative” e più divertenti..
Una lunga serie di curve e ci ritroviamo su di un altopiano, che già annuncia la prossimità del Massiccio Centrale, di una bellezza mozzafiato. Ampie pinete si alternano a spazi enormi a perdita d’occhio. Il traffico è inesistente, l’asfalto perfetto ed il commento che riassume le due ore passate fra le innumerevoli curve è certamente “Ragazzi, questi è la pista più lunga del mondo”.
Si prosegue quindi sempre sulle dolci cime delle colline sino ai Mont du Cantal con la più alta cima del massiccio centrale, il Plomb du Cantal, che si erge a 1885 metri per poi giungere alla bella cittadina di Murat.
Si scende quindi verso Saint Flour du Cantal per raggiungere Langeac. La strada a questo punto si fa scorrevole ed ampia (alcuni curvoni in salita rimarranno nella nostra memoria) e ci consente di giungere per l’ora di cena al nostro Hotel a Saint Etienne senza particolari problemi. Una bella cena francese consumata in loco è la degna conclusione di una stupenda giornata.



Saint Etienne – Trecate km 544


Sicuramente il giorno più triste. Si caricano le moto in silenzio e con un po’ di nostalgia per i bei momenti passati insieme. Salutiamo due soci che decidono di rimanere in zona altri due giorni e ci avviamo verso la periferia di Saint – Etienne. La buona abitudine al navigatore, ora non più disponibile, ci fa prendere con troppa leggerezza rotonde ed incroci e così ci ritroviamo dalla parte opposta di dove dovremmo andare. Ripresa la tangenziale ritorniamo praticamente al punto di partenza ! Un’ora piena persa per non aver seguito con la dovuta attenzione la segnaletica.
Finalmente sulla giusta via imbocchiamo la N82 in direzione Annonay per poi deviare sulla N86 in direzione di Romans. A questo punto abbandoniamo le comode statali per deviare verso le selvagge Gorges de la Bourne che ci porteranno a Grenoble lungo la D531. Le strada dapprima scorre veloce a fianco di un bel torrente per poi trasformarsi in uno piccolo nastro di asfalto che costeggia le pareti verticali dello stretto canyon. Un sosta per le foto ed un breve filmato non fanno che aumentare il nostro appetito e così decidiamo di fermarci in un caratteristico locale della zona. I panini non erano speciali ma le due sorelle che servivano ai tavoli erano un vero esempio di bellezza francese ! I soliti “tafani” italiani non si lasciamo scappare l’occasione per fare un po’ di caciara.
Si riparte quindi alla volta di Grenoble scendendo rapidamente verso valle ed in poche ore di N91, attraverso il Col de Lautaret , si raggiunge Briancon in prossimità del confine italiano.
E’ ormai tardo pomeriggio quando scolliniamo sul Monginevro per imboccare l’autostrada che ci porterà sino a Torino. Un’ultima sosta all’altezza di Susa per il rifornimento e poi via spediti verso casa. Tre ore di noia assoluta sono sufficienti a riportarci al casello di Novara Est.
Qualche abbraccio, gli ultimi saluti ed ognuno torna alla propria abitazione consapevole di aver compiuto un viaggio unico in compagnia di gente in gamba.



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